Post-Covid: passeggiate addio, torna l’auto privata

Dopo l’esplosione del 2020 la mobilità pedonale non sembra confermarsi. Gli spostamenti a piedi nel 2021 scendono al 22,7%, e nel primo semestre 2022, al 19,7%. L’auto riconferma invece la sua ascesa: la quota modale raggiunge quasi la soglia del 65% (era al 59% nel 2020). Nel 2021 il parco autovetture ha continuato a crescere ma non a ringiovanire, e il totale delle auto circolanti è di 39,8 circa milioni (100mila in più rispetto al 2019) con un tasso di motorizzazione salito a 67,2 veicoli ogni 100 abitanti. Il tasso di motorizzazione dell’Italia resta perciò tra i più alti in Europa, con un parco circolante di oltre 11 milioni di veicoli che non superano lo standard emissivo Euro 3 (poco meno del 30% del totale). Si tratta di alcuni dati emersi dal 19° Rapporto sulla mobilità Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani, a cura di Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti.

La crisi del Tpl

A fine 2022 il comparto del trasporto pubblico locale stima una riduzione dei passeggeri del -21% rispetto al 2019, e per la fine del 2023 si prevede un volume della domanda del -12% rispetto al pre-Covid. A settembre 2022 il parco autobus adibito a servizio Tpl ammonta a quasi 50.000 veicoli, di cui il 14,6% non assicurato. Sotto il profilo qualitativo, il settore soffre un ritardo strutturale nel processo di ringiovanimento del parco mezzi. In Italia, l’età media degli autobus è di circa tre anni superiore alla media europea, anche se negli ultimi anni è stata avviata un’accelerazione nel rinnovo del materiale rotabile.

Il mercato delle due ruote

Per quanto riguarda il mercato delle biciclette, il 2021 è stato un anno di assestamento. Secondo i dati ANCMA lo scorso anno sono state vendute in Italia poco meno di 2 milioni di biciclette, di cui 295mila e-bike (14,9% del totale), ovvero l’1,7% in meno rispetto al 2020 (-2,9% bici tradizionali, +5,4% bici elettriche). Continua invece la graduale espansione del mercato di moto e motocicli. Il parco veicolare delle due ruote si è attestato nel 2021 a 7,15 milioni di unità, +2,1% rispetto al 2020. Il numero di moto per 100 abitanti è salito a 12,1 dall’11,7 del 2020. Con queste premesse, la mobilità sostenibile ne paga le spese: Audimob, per il 2021, registra il crollo del tasso di mobilità sostenibile (viaggi effettuati a piedi, in bicicletta o con un mezzo pubblico) al 29% (37,5% nel 2020) e nel primo semestre 2022 al 26,1%.

Sicurezza stradale

Anche sulla sicurezza stradale, rispetto all’obiettivo europeo 2020/2030, siamo in ritardo: nel 2021 gli incidenti stradali sono stati poco più di 150.000, con un incremento di quasi il 30% rispetto al 2020.
Le vittime sono state 2.875, il 20% in più del 2020, i feriti 204.728 (+28,6%). Sono comunque numeri inferiori a quelli registrati nel 2019. Il tasso di mortalità (numero decessi ogni 100 incidenti) è sceso di una frazione di punto, attestandosi a 1,9.

Minacce informatiche, cosa accadrà nel 2023?

Mettersi al riparo da possibili incidenti o “interferenze” non desiderate per continuare a svolgere la propria attività in serenità: è questo uno dei primi obiettivi delle aziende, che sempre più si devono mettere al riparo dalle minacce informatiche. D’altronde,  gli ambienti IT stanno diventando sempre più complessi e piccoli difetti di resilienza possono avere un impatto notevole sulla capacità di un’organizzazione di continuare a operare nonostante potenziali violazioni alla sicurezza. Ecco le dieci tendenze individuate da Acronis, leader nella cyberprotection, che influenzeranno il panorama della cybersecurity nel 2023.

Autenticazione, ramsonware e furto dei dati

L’autenticazione e la gestione dell’accesso all’identità saranno oggetto di attacchi più frequenti. Molti aggressori hanno già iniziato a rubare o a bypassare i token di autenticazione a più fattori. In altre situazioni, sovraccaricare gli obiettivi di richieste – ad esempio negli attacchi all’autenticazione a più fattori – può portare ad accessi riusciti senza la necessità di una reale vulnerabilità. Senza però dimenticare i problemi di password deboli e utilizzate più e più volte: ecco perchè è importante comprendere come funziona davvero l’autenticazione. Non cala invece la minaccia del ransomware che, anzi,  è in continua evoluzione. Se da un lato si assiste a uno spostamento verso una maggiore esfiltrazione dei dati, gli attori principali continuano a rendere sempre più professionali le loro operazioni. La maggior parte dei grandi cybercriminali si è estesa anche a MacOS e Linux e sta guardando anche all’ambiente cloud. I malware che rubano le informazioni, come Racoon e Redline, stanno diventando la norma per le cyber infezioni. I dati rubati spesso includono le credenziali, che vengono poi vendute per ulteriori attacchi tramite i broker di accesso. Il numero crescente di dati, unito alla complessità dei servizi cloud interconnessi, renderà più difficile per le organizzazioni tenere traccia delle proprie informazioni. L’obbligo di accesso ai dati da parte di più soggetti rende più difficile mantenerli crittografati e protetti. Una chiave di accesso API trapelata, ad esempio su GitHub o sull’app mobile, può essere sufficiente per rubare tutti i dati. Questo porterà a progressi nell’informatica rispettosa della privacy.

Dal phishing all’intelligenza artificiale

Scorrendo verso il basso la lista delle possibili minacce, si ritrova anche il phishing che continua a colpire milioni di utenti. Gli aggressori insisteranno nel cercare di automatizzare e personalizzare gli attacchi utilizzando dati precedentemente trapelati. Le truffe derivanti dalle minacce di Business Email Compromise Attacks (BEC), si diffonderanno sempre più ad altri servizi di messaggistica come SMS, Slack, Teams chat, ecc. per evitare il filtraggio e il rilevamento. Il phishing, invece, continuerà a utilizzare i proxy per catturare i token di sessione e rubare quelli dell’autenticazione a più fattori, oltre a utilizzare diversivi come i codici QR per nascondersi ulteriormente. In pericolo anche gli scambi di criptovalute e i contratti sulle varie blockchain, dato che le valute digitali fanno gola ai cybercriminali,  così come saranno sotto attacco, sempre più, anche le infrastrutture deboli di tutte la filiera: non solo fornitori di servizi IT gestiti, ma anche società di consulenza, organizzazioni di supporto di primo livello e partner collegati in modo simile. Questi insider esterni sono spesso considerati come l’anello più debole di un’organizzazione bersaglio.

Ci saranno più attacchi attraverso il browser, condotti dall’interno delle sessioni, e attraverso il cloud. Gli hacker poi hanno sempre nuove idee su come modificare i processi aziendali a proprio vantaggio e profitto. Ad esempio, cambiando i dettagli del conto bancario nel modello del sistema di fatturazione di un’organizzazione o aggiungendo il proprio cloud con il contenitore dei dati come destinazione di backup per il server di posta elettronica. Questi attacchi spesso non comportano l’uso di malware e richiedono un’attenta analisi del comportamento degli utenti, proprio come il crescente numero di attacchi insider. Infine i progressi nella creazione di dati sintetici alimenteranno ulteriormente alcune frodi di identità e campagne di disinformazione che utilizzano contenuti falsificati. Una tendenza più preoccupante sarà quella degli attacchi contro gli stessi modelli di IA e ML.

Mastodon, com’è l’alternativa per chi è in fuga da Twitter?

Nato nel 2016, nelle ultime settimane Mastodon ha registrato una crescita significativa. Il suo identikit, del resto, ricorda proprio quello di Twitter, la creatura attualmente nelle mani di Elon Musk. I post sono ordinati in una time-line che si aggiorna su base cronologica, senza l’influsso decisivo di algoritmi vari. Niente abbonamenti, nessuna somma da pagare, niente pubblicità, perché il social riconducibile al ‘creator’ Eugen Rochko è sostenuto da un meccanismo di crowdfunding. Di fatto, Twitter ha comunicato ai dipendenti che gli uffici dell’azienda saranno temporaneamente chiusi con effetto immediato. E sulla piattaforma social vola l’hashtag #Riptwitter, con l’ipotesi che il social venga spento tra una settimana. La fuga verso nuovi social quindi è già iniziata, e potrebbe essere Mastodon l’alternativa a Twitter. Secondo la Cnn spicca infatti tra le mete preferite.

La più grande rete di microblogging libera

Nella versione italiana Mastodon si descrive come la più grande rete di microblogging libera, open-source e decentralizzata al mondo. In termini più semplici, è un Twitter autogestito dagli stessi utenti: Mastodon si definisce infatti come “il più grande social network decentralizzato”. Fa parte del fediverso ed è una comunità internazionale composta da oltre 5 milioni di iscritti distribuiti su circa 12000 server indipendenti, il cui obiettivo è rimettere il social nelle mani degli utenti. A differenza dei social tradizionali, Mastodon poi è open source, non raccoglie i dati degli iscritti, non ha pubblicità o algoritmi segreti che decidono cosa ‘devi vedere’.

Il ‘toot’ misura al massimo 500 caratteri

Lo ‘scheletro’ delle operazioni di Mastodon ricorda quello di Twitter, e in un certo senso, facilita la transizione. Il tweet su Mastodon è un ‘toot’ che misura al massimo 500 caratteri, e il retweet è un ‘boost’.
Su Mastodon, inoltre, ogni istanza ha il proprio amministratore e il proprio codice di condotta, quindi bisogna assicurarsi di leggerli prima di digitare il toot. Ad esempio, il codice di condotta di mastodon.uno prevede che alcuni tipi di contenuti saranno rimossi dalla cronologia pubblica, e possono comportare la sospensione dell’account e la revoca dell’accesso al servizio. Si tratta di razzismo, discriminazione contro il genere e le minoranze sessuali, oltre a nazionalismo xenofobo oppure violento.

Le regole della privacy

Le regole relative ai toot riguardano anche la privacy. Ogni messaggio, tra le varie opzioni, può essere impostato come ‘pubblico’ (significa che apparirà sulle linee temporali locali e federate), o in alternativa, può essere destinato solo ai seguaci, ovvero significa che solo i seguaci lo vedranno. Ma come si ‘usa’ Mastodon? Non esiste una sola applicazione ma diverse, riporta Adnkronos, adatte a quasi tutti i sistemi operativi desktop e mobile. Il social può essere utilizzato anche con un client web: il sito ufficiale di Mastodon segnala, in particolare, Halcyon e Pinafore.social.

Spesa single: come farla in modo intelligente e senza sprechi?

Per chi vive da solo, o da sola, non sempre è facile fare la spesa. Le porzioni al supermercato sono spesso per due persone, o formato famiglia, e regolarsi con le quantità degli ingredienti può rivelare insidie e possibili sprechi di prodotto e di cibo. In occasione del World Single Day del’11 novembre, Deliveroo, in collaborazione con la tiktoker @ViolaintheSky, ha stilato un decalogo pensato per chi vive da solo o da sola per organizzare la spesa in modo intelligente e attenta agli sprechi.
Si tratta di utili consigli per scegliere i giusti cibi e conservarli al meglio, ottimizzare i prodotti in scadenza e riutilizzare gli avanzi.

Come organizzarsi al meglio?

Conciliare risparmio e cucina per chi è single non è sempre un gioco da ragazzi. Deliveroo lo ha chiesto alla tiktoker Viola Leporatti.  Per gestire al meglio la spesa tra i fornelli, la cuoca toscana, digital creator e appassionata di cucina in chiave antispreco, consiglia anzitutto di fare particolare attenzione a quantità e peso dei prodotti preconfezionati. In questo modo, si evitano sprechi riuscendo a essere più efficienti. Inoltre, via libera ai prodotti surgelati. Sarà possibile usarne un po’ per volta prelevando dalla confezione e scongelando solo la quantità che serve. Oppure, si possono surgelate direttamente a casa tutte le preparazioni che non si cucinano, come ragù, sughi, spezzatini di carne e zuppe.

Acquistare in grandi quantità? Dipende

Anche il pane avanzato può essere tagliato interamente quando è ancora fresco e riposto già a fette in congelatore. Basterà tirarle fuori 30 minuti prima o scongelarlo rapidamente in un tostapane. Attenzione poi ad acquistare in grandi quantità solo se si ha intenzione di fare preparazioni in conserva, come salsa di pomodoro, funghi secchi, melanzane sott’olio o cetrioli sott’aceto. In questo ultimo caso, utilizzare vasetti piccoli in modo da consumare con facilità tutto il prodotto in poche volte.
E se si ha dello yogurt bianco in scadenza, si può utilizzare per marinare bocconcini di pollo o tacchino. Con l’aggiunta di spezie, basterà lasciarlo in frigorifero per almeno un’ora, e dopo aver rimosso l’eccesso di marinatura cuocerlo in padella con un filo d’olio.

Non gettare gli avanzi

Gli avanzi non vanno gettati, ma riposti in contenitori ermetici e poi in frigo in modo da utilizzarli in un pasto successivo, magari cambiandogli consistenza. Ad esempio, zucchine lesse o trifolate avanzate, una volta frullate, diventano un sano e gustoso condimento per pasta, riso o altri cereali. Per i dolci, non esistono solo le grandi e imponenti torte. Prediligere formati più piccoli e facilmente gestibili come muffin e pastarelle. Oppure, i biscotti, più facili da conservare. E quando non si deve temere il giudizio di nessuno via libera alla sperimentazione. Soprattutto con l’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche per scoprire nuovi sapori e abbinamenti.

Vacanze 2022: viaggi in autunno condizionati da uno scenario complesso

L’estate 2022, nonostante il Covid-19, è stata sicuramente più spensierata rispetto a quella del 2020 e del 2021. Tra gli italiani ha prevalso la voglia di evasione, ma il ritorno alla quotidianità dopo le vacanze estive ha richiesto di fare i conti con l’aumento dei prezzi e le preoccupazioni per la guerra tra Russia e Ucraina.  Considerato questo scenario complesso, quali sono le intenzioni di viaggio degli italiani per l’autunno 2022? La risposta arriva dalla nuova rilevazione di Future4Tourism, l’indagine di Ipsos che dal 2017 analizza ed esplora i trend futuri del turismo, ma che per l’autunno 2022 rileva un rallentamento della propensione degli italiani a concedersi momenti di vacanza.

Viaggiatori in calo rispetto agli ‘autunni pre-pandemici’

Sebbene la quota di coloro che si concederanno momenti lontano da casa non è trascurabile (58%) va evidenziato come questa percentuale risulti in calo rispetto agli ‘autunni pre-pandemici’, con 7 punti percentuali in meno rispetto, ad esempio, al 2019. A risentirne saranno soprattutto i week-end, mentre le vacanze con un numero maggiore di notti previste fuori casa non appaiono compromesse: beneficiano infatti ancora dell’onda lunga dell’estate 2022, e probabilmente, di una prenotazione anticipata. 
Inoltre, la tendenza continua a confermare una maggior preferenza per le mete italiane rispetto a quelle europee ed extra europee.

Il 4% dei vacanzieri sceglie una crociera

L’ultimo aggiornamento dell’indagine Future4Tourism verifica anche l’aspirazione delle diverse tipologie di vacanze e mete: la crociera, in caso di vincita di una vacanza premio, sarebbe la scelta preferita da oltre 1 italiano su 10, a dimostrazione dell’interesse e della curiosità verso un viaggio di questo tipo. Le crociere, pur rimanendo un tipo di vacanza tradizionalmente di nicchia, sono scelte da circa il 4% dei vacanzieri autunnali, contro il 2% dello stesso periodo 2019. Per chi ha deciso di non concedersi periodi di vacanza nel periodo autunnale, la motivazione economica è sicuramente forte, e potenzialmente, avrà un impatto anche sulle vacanze di Natale 2022.
A settembre gli italiani che ipotizzano di andare in vacanza nel periodo natalizio sono il 17% (vs. 21% settembre 2021). 

Natale, Capodanno o Epifania?

Le previsioni dicono che non diminuiscono solo i numeri assoluti dei vacanzieri, ma anche le notti fuori casa. Incrementano coloro che si concederanno solo una festività fuori casa, Natale, Capodanno, o Epifania, a scapito di quando si riuscivano a festeggiare almeno due ricorrenze lontano da casa. Allungando lo sguardo al periodo gennaio-marzo 2023, la quota che dichiara già di voler effettuare una vacanza si attesta al 34%. Un dato in linea con quanto rilevato nei periodi pre-pandemia. Certo, bisognerà fare i conti con i prossimi mesi per poter confermare questa tendenza, ma sicuramente gli italiani non sono ancora disposti a rinunciare al proprio desiderio di viaggiare. 

Nuove regole per il riscaldamento domestico: cosa ne pensano gli italiani?

“Rispettare le nuove regole non solo porta benefici perché consente di ridurre l’uso del gas – spiegano gli esperti di Facile.it – ma ha importanti effetti positivi anche sulla bolletta di ciascun consumatore”. Eppure, sono 4 milioni i cittadini che dichiarano esplicitamente che non lo faranno. Il dato emerge da un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat. Il Ministro della Transizione Ecologica ha infatti firmato il decreto con le nuove regole per il riscaldamento domestico. Ma sembra che gli italiani non siano pronti a rispettarle.

Over 55 più inclini a rispettare le indicazioni, meno favorevoli i 45-54enni

“Secondo le stime di ENEA, grazie alle nuove norme ogni famiglia potrà ridurre l’uso di gas, in media, di oltre 130 smc. Con le attuali tariffe significherebbe, in base alle simulazioni di Facile.it, un risparmio in bolletta di oltre 260 euro”, continuano gli esperti. Scorrendo i dati dell’indagine emerge, inoltre, che dal punto di vista anagrafico sono gli over 55 i più inclini a rispettare le nuove regole (64% tra i 55-64enni e addirittura il 74,5% tra gli over 65). I meno favorevoli, invece, gli intervistati con età compresa tra i 45 e i 54 anni. Tra loro l’11,3% afferma che non si adeguerà alle nuove indicazioni. Ma un dato allarmante è quello degli oltre 3,8 milioni di individui che dichiarano addirittura di non essere a conoscenza delle nuove regole.

A livello nazionale il 9,4% non si atterrà alle norme

Se a livello nazionale la percentuale di chi non rispetterà le nuove regole è pari al 9,4%, dividendo il campione tra uomini e donne emerge che queste ultime sono più virtuose. Tra loro ‘solo’ il 6,5% ha ammesso che non si atterrà alle norme del ministero (contro il 12,4% rilevato nel campione maschile). A livello territoriale, invece, i meno disposti sono i residenti del Nord-Ovest (12%). Dal punto di vista anagrafico, tra chi dichiara di non essere a conoscenza delle nuove regole i meno informati sono coloro di età compresa tra 25-34 anni (12,1%), e a livello territoriale, i residenti nelle regioni del Centro Italia (13,1%).

Si torna a lavare piatti e panni a mano?

Per risparmiare sui consumi energetici, quasi 1 intervistato su 5 (19,4%) è tornato a lavare a mano piatti e posate per ridurre l’uso della lavastoviglie, mentre il 7,6% (circa 2,5 milioni), ha iniziato a lavare a mano anche gli indumenti. Sempre con l’obiettivo di ridurre il numero di lavatrici settimanali, il 18% dichiara addirittura di aver iniziato a usare più a lungo i vestiti prima di lavarli. Tra le aree a cui gli italiani fanno più attenzione c’è quella dell’illuminazione, tanto che il 66,2% dichiara di aver iniziato ad accendere la luce in casa più tardi rispetto al passato, e solo quando necessario. In molti, circa 4 milioni di italiani (12,5%), per tagliare la bolletta elettrica hanno invece scelto di cambiare un vecchio elettrodomestico con uno più efficiente.

Mercato Tech: come crescere anche dopo la pandemia?

Le continue interruzioni della Supply Chain stanno portando a un aumento dei costi e a una disponibilità limitata dei prodotti, e le dinamiche macroeconomiche stanno causando un incremento drastico del costo della vita per i consumatori. Dopo il boom di vendite registrato durante la pandemia, il mercato della Tecnologia di consumo ora si trova ad affrontare un periodo ricco di sfide. La situazione attuale ha portato anche in Italia a una leggera flessione del mercato, che segna un -0,4% da gennaio ad agosto 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, per un fatturato totale di 10,4 miliardi di euro.  

Come proteggere la propria quota di mercato

Il report GfK State of Consumer Technology & Durables Report fornisce un’istantanea sul mercato globale della Tecnologia di consumo e dei beni durevoli, mettendo in luce i principali trend relativi al comportamento dei consumatori e i mercati. Nonostante le difficoltà del momento, tagliare gli investimenti potrebbe non essere la soluzione migliore. L’analisi delle crisi passate dimostra infatti come le aziende che continuano a innovare abbiano maggiori probabilità di mantenere la propria quota di mercato, e riprendersi più velocemente rispetto alle aziende che tagliano gli investimenti.
Per continuare ad avere successo, Retailer e Produttori devono quindi adattare rapidamente le proprie strategie ai cambiamenti del contesto.

Ottimizzare la supply chain

Innanzitutto, per compensare le interruzioni della filiera distributiva, Retailer e Produttori dovrebbero rivalutare i propri modelli di approvvigionamento, e la dipendenza dai singoli mercati di produzione. Ad esempio, diversificando i canali di produzione e distribuzione per suddividere il rischio, o implementando modalità innovative di gestione delle scorte. I modelli di vendita indiretta, come quella attraverso i distributori, sono diventati molto popolari durante la pandemia. Le vendite dei distributori italiani, ad esempio, sono aumentate di circa il +12% nel 2020 rispetto al 2019. E se da gennaio ad agosto 2022 erano ancora superiori del 21% rispetto allo stesso periodo del 2019, si registra un -0,9% rispetto al 2021.

Ripensare il mix di prodotti offerti ed esplorare i mercati meno sfruttati

Il sentiment dei consumatori è ancora in discesa. Tuttavia, esistono ancora settori che offrono ottime possibilità di crescita all’interno del mercato Tech di consumo. A livello italiano, ad esempio, le vendite di termostati intelligenti per il risparmio energetico da gennaio a luglio 2022 sono aumentate del +22% rispetto allo stesso periodo del 2019. Retailer e Produttori dovrebbero quindi ottimizzare la propria offerta, puntando su prodotti in grado di appassionare o offrire un vantaggio economico ai consumatori. Inoltre, molti Paesi in via di sviluppo stanno subendo meno gli effetti della crisi e hanno ancora tassi di penetrazione molto bassi. Pertanto, focalizzare le proprie strategie su questi mercati potrebbe creare nuove opportunità di crescita.

Quanti tipi di linea vita tetto esistono?

Le linee vita sul tetto rappresentano probabilmente il dispositivo anticaduta più importante ed affidabile esistente nel settore dell’edilizia.

Per questo motivo è la normativa stessa a prevederne l’impiego per lavori di qualsiasi tipo effettuati ad altezza dal suolo superiore a 2 metri, indifferentemente che si tratti di cantiere o area privata, ed il suo utilizzo ha consentito di ridurre notevolmente la quantità di incidenti che si verificano in cantiere.

Dunque sempre più, anche e soprattutto a livello legislativo, si cerca di adottare tutte quelle soluzioni che possono tutelare l’incolumità degli operai e ridurre in maniera significativa le probabilità che possa verificarsi qualsiasi tipo di inconveniente durante il lavoro.

Vediamo innanzitutto di capire cosa siano le linee vita per approfondire successivamente le tipologie di linee vita esistenti.

Cosa sono le linee vita tetto?

Le linee vita tetto sono un efficiente sistema anticaduta che prevede un minimo di due punti di ancoraggio, i quali sono uniti da un cavo in tensione realizzato in acciaio inossidabile.

Gli operai possono assicurare alle linee vita i dispositivi di protezione individuale, ed in particolar modo le imbragature (anche in questo caso esistono differenti tipologie di prodotto).

In questo modo, gli operai possono muoversi tranquillamente sul tetto sicuri che se anche dovesse verificarsi la perdita di equilibrio ed un eventuale caduta, questa verrà immediatamente arrestata senza alcun tipo di conseguenza.

In particolar modo si fa riferimento al D.L. 81/2008, il Testo Unico sulla Sicurezza sul Luogo di Lavoro, a prevedere delle specifiche e tutti quei casi in cui l’impiego delle linee vita tetto sia obbligatorio.

Le tipologie di linea vita tetto

Come accennato, esistono diverse tipologie di linea vita tetto, ciascuna particolarmente adatta ad un determinato tipo di applicazione. Ecco di seguito una sintesi delle varie tipologie esistenti.

Linea vita di tipo A: sono le linee vita permanenti che consentono ad una sola persona alla volta di potersi ancorare.

Linea vita di tipo B: sono le linee vita temporanee che possono essere rimosse dal tetto non appena completato il lavoro in cantiere.

Linea vita di tipo C: sono linee vita permanenti su fune, le quali consentono più libertà di movimento e permettono a più di un operaio di potersi ancorare.

Linea vita di tipo D: sono linee vita con ancoraggi fissi che scorrono su di un binario rigido, simili a quelle di tipo C ma senza la flessibilità della fune.

Linea vita di tipo E: sono linee vita con ancoraggi singoli non ancorati al tetto ma zavorrati e che dunque fanno affidamento sul proprio peso.

Ricordiamo che la linea vita viene assicurata al tetto mediante apposita tassellatura direttamente sulle opere strutturali del tetto così da assicurare la massima tenuta.

In base al sopralluogo in cantiere, o comunque sul sito in cui andranno effettuati i lavori, è possibile stabilire quale tipo di linea vita sia più adatta anche in funzione della struttura portante.

Vanno valutati anche i punti di caduta e quelli di accesso. Tenendo conto di tutti questi elementi è possibile andare a determinare con esattezza quale linea vita tetto adoperare.

Quando è obbligatorio installare una linea vita tetto?

Secondo la normativa vigente, è necessario installare una linea vita tetto laddove il lavoro venga svolto ad un altezza che sia pari o superiore a 2 metri. Sia che si tratti di un cantiere, che di semplici lavori di manutenzione, riparazione o installazione di pannelli fotovoltaici, a partire dai 2 metri di altezza in poi è la legge stessa a prevedere che debbano essere messe a punto le linee vita per garantire la totale sicurezza agli operai.

Il futuro delle famiglie italiane? Sempre più “piccole”

Quale sarà il futuro demografico del nostro paese? Ovvero, come sarà composta la popolazione nei prossimi anni? In base ai dati e alle rilevazioni Istat, l’andamento non è roseo.  La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 a 57,9 milioni nel 2030, a 54,2 milioni nel 2050 fino a 47,7 milioni nel 2070. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Sul territorio entro 10 anni in quattro Comuni su cinque è atteso un calo di popolazione, in nove su 10 nel caso di Comuni di zone rurali.
In crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà.

Popolazione in calo

Sulla base dello scenario di previsione “mediano” è attesa una decrescita della popolazione residente nel prossimo decennio: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 (punto base delle previsioni) a 57,9 milioni nel 2030, con un tasso di variazione medio annuo pari al -2,5‰. Nel medio termine la diminuzione della popolazione risulterebbe più accentuata: da 57,9 milioni a 54,2 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3‰) (Prospetto 1). Nel lungo termine le conseguenze della dinamica demografica prevista sulla popolazione totale si fanno più importanti. Tra il 2050 e il 2070 la popolazione diminuirebbe di ulteriori 6,4 milioni (-6,3‰ in media annua). Sotto tale ipotesi la popolazione totale ammonterebbe a 47,7 milioni nel 2070, conseguendo una perdita complessiva di 11,5 milioni di residenti rispetto a oggi.

Cosa cambia da Nord a Sud

La questione investe tutto il territorio, pur con differenze tra Centro-nord e Mezzogiorno. Sempre secondo lo scenario mediano, nel breve termine si prospetta nel Nord (-0,9‰ annuo fino al 2030) e nel Centro (-1,6‰) una riduzione della popolazione meno importante rispetto al Mezzogiorno (-5,3‰). Nel periodo intermedio (2030-2050), e ancor più nel lungo termine (2050-2070), tale tendenza si rafforza, con un calo di popolazione in tutte le ripartizioni geografiche ma con più forza in quella meridionale. Nel Nord, in genere meno sfavorito, la riduzione media annua sarebbe dell’1,4‰ nel 2030-2050 e del 4,2‰ nel 2050-2070, contro -6,8 e -10,1‰ nel Mezzogiorno.

Mutui e prestiti: la Mappa del Credito in Italia nel I semestre 2022

Mister Credit, area di CRIF che si occupa dello sviluppo di soluzioni e strumenti educational per i consumatori, ha presentato l’aggiornamento relativo al I semestre 2022 della Mappa del Credito, lo studio sull’utilizzo del credito rateale da parte degli italiani. Le famiglie italiane non hanno smesso di rivolgersi agli istituti di credito per sostenere i propri consumi e l’investimento sulla casa, ma “sia l’importo della rata mensile sia l’esposizione residua risultano in contrazione – commenta Beatrice Rubini, Direttore linea Mister Credit di CRIF -. Non solo per la tendenza degli italiani a privilegiare piani di rimborso più lunghi rispetto al passato, ma anche per la minore incidenza dei contratti di mutuo a vantaggio dei prestiti di piccolo importo”. 

Meno mutui più prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi

“Nel complesso l’incidenza dei mutui, in costante calo, oggi rappresenta il 20,2% del totale dei finanziamenti attivi mentre sono i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi quali auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, articoli di arredamento, viaggi, a risultare la forma di finanziamento più diffusa, con una quota superiore al 50% del totale”, aggiunge Rubini.
Dall’analisi dei dati di EURISC, il sistema di informazioni creditizie gestito da CRIF, emerge però un ulteriore allargamento della platea di italiani con almeno un contratto di credito rateale attivo (46,0%, +7,6% rispetto a un anno fa). La dinamica in atto riflette la ripresa di consumi e acquisti sostenuti da un finanziamento, e soprattutto, dello sviluppo dei prestiti small ticket stimolati da condizioni di offerta favorevoli.

Tasso di default stabile all’1,1%

Il progressivo allargamento della platea di consumatori che hanno scelto di far ricorso a un finanziamento è stato favorito anche da un costo del denaro ancora contenuto, che ha contribuito a garantire l’elevata sostenibilità del debito, con il tasso di default a 90 giorni per il credito al dettaglio, che nell’ultima rilevazione di CRIF si è attestato all’1,1%, stabile sui livelli più contenuti degli ultimi anni. Nello specifico, per i mutui immobiliari il tasso di default si attesta allo 0,7% contro lo 0,8% dei prestiti personali e l’1,8% dei prestiti finalizzati.

In calo rata rimborsata ed esposizione residua

A livello pro-capite, nel primo semestre 2022 la rata media rimborsata ogni mese è pari a 305 euro (-4,5% rispetto a un anno fa e ben lontana dai 356 euro del 2017) mentre l’esposizione residua, intesa come somma degli importi pro-capite ancora da rimborsare in futuro per estinguere i contratti in essere, è pari a 31.893 euro (in leggera flessione rispetto alla precedente rilevazione ma in netto calo rispetto ai 34.114 euro di 5 anni fa). A livello territoriale la situazione risulta estremamente composita. La regione con la quota più elevata di popolazione con almeno un rapporto di credito attivo è la Valle d’Aosta (56,0%), seguita da Toscana (51,2%) e Lazio (50,4%). All’estremo opposto si colloca il Trentino Alto Adige, regione in cui solamente il 26,4% della popolazione risulta avere almeno un rapporto di credito attivo, preceduto da Basilicata (36,8%) e Campania (39,8%).