L’utilizzo smart dei dati è un fattore vincente anche per le aziende tradizionali, quelle cioè non legate al digitale o all’e-commerce, e rappresenta un vantaggio delle medie imprese su quelle più grandi. Un uso smart dei big data risulta quindi dirompente per le aziende, perché può ribaltare i rapporti di forza sul mercato, e consentire ad alcune piccole imprese di compiere una rapida espansione.

Lo evidenzia una ricerca condotta su 1.266 dirigenti intervistati da AstraRicerche per Manageritalia. Più della metà delle aziende intervistate utilizza infatti i dati per gestire le relazioni con i clienti (il 69,5% ha un Crm), e per dialogare con fornitori e clienti (55,5%). Poco più di un terzo (37,2%) utilizza un sistema di Big Data Analisys, mentre il 44,8% si avvale di un sistema di e-commerce (completo 19,4% o parziale 25,4%).

Una cultura diffusa di gestione e utilizzo dei dati

Secondo i manager intervistati le aziende data driven saranno molto più numerose nei prossimi tre anni (84,7%), e quelle del terziario (90,8%) trarranno dall’uso smart dei dati importanti vantaggi competitivi più delle aziende dell’industria (82,3%). La quasi totalità (89%), poi, pensa che per valorizzare e utilizzare davvero i dati in modo intelligente, profondo e diffuso, sia necessario riuscire a “far lavorare” in quest’ottica anche chi non è specialista. Per i manager serve quindi una cultura diffusa di gestione e utilizzo dei dati (93,8%), che sia determinata soprattutto da un cambiamento favorito e spinto dall’alto (87,9%).

Utilizzare i dati in modo più efficace investendo meno di quanto si pensa

Se tutti devono lavorare “intelligentemente” con i dati, riporta Adnkronos, tra le aree funzionali più coinvolte rientrano vendite e commerciale, marketing e comunicazione, produzione e logistica, e direzione generale. Seguono acquisti, finanza/amministrazione e Hr.

Molte aziende potrebbero però utilizzare i dati in modo molto più efficace, investendo molto meno di quanto pensino (83%). E potrebbero ottenere grandi vantaggi competitivi grazie a un uso più smart dei dati a disposizione (70,4%). Inoltre gli intervistati negano che l’utilizzo dei dati sia fondamentale solo per le aziende che hanno una componente online molto rilevante (55,1%).

“Sviluppare competenze diffuse, in ogni funzione aziendale, a ogni livello”

Dall’indagine emerge quindi “la forte sensibilità del management allo sviluppo di processi data driven, una visione coerente delle priorità e il rigetto di alcuni luoghi comuni – afferma Mario Mantovani, vicepresidente Manageritalia.-. La domanda di competenze specialistiche è elevata, ma è ancora più importante sviluppare competenze diffuse, in ogni funzione aziendale, a ogni livello. Non illudiamoci –  continua Mantovani – di ottenere risultati con interventi veloci e limitati o con investimenti dettati solo da incentivi fiscali”. Al contrario, si tratta di azioni realizzabili con la presenza di manager focalizzati sullo sviluppo e dotati di risorse adeguate agli obiettivi.